Mr. NORTH si vuole ottimista e delicato (fin troppo: sembra un dépliant in policromia del Sogno americano). Ma ciò che lo rende commovente, ed a tratti interessante, è qualcosa che va probabilmente ben oltre gli auspici degli autori: il ricordo, i gloriosi resti se preferite, del genio di qualcuno che nel frattempo non c'è più. Di quel John Huston, scomparso nel l987, che figura nei titoli di testa come "collaboratore" alla sceneggiatura; in un film girato dal figlio, interpretato dalla figlia e prodotto, ovviamente, con i soldi della famiglia.

In questa storia di un istitutore nullatenente e sbarazzino che sbarca nella Newport diffidente degli anni Venti, c'è infatti - in nuce - tutta l'eredità del terribile vecchio: il sarcasmo graffiante che scolora dalla cattiveria alla tenerezza, l'umorismo assurdo che si trasforma in osservazione sociale, il tentativo di accennare al fantastico ed al soprannaturale. E quel tema dello scontro fra purezza ed avidità, che ha alimentato tanti capolavori dell'autore di GENTE DI DUBLINO.

I pregi di MR. NORTH si limitano a queste nobili premesse (ed anche all'intelligenza - in parte vecchia maniera anche questa - di scegliere un cast impeccabile: il delizioso Robert Mitchum degli ultimi anni, Lauren Bacall, ed i giovani protagonisti): la regia non aggiunge nulla, nel migliore dei casi limita i danni.